La corsa ad ostacoli del PNRR

Capita di dover fare i conti con gli esiti del proprio lavoro quotidiano e ho imparato come in certi passaggi scriverne risulta utile per fissare punti e valutare meglio le situazioni. È un modo, in fondo, per mettere ordine ai propri pensieri per non piegarsi troppo al contingente e ai propri umori. Non sempre le cose funzionano e bisogna mettersi di buzzo buono per risolvere le questioni e per farlo indulgere al pessimismo peggiora semmai la situazione. Scusate le banalità, non sempre così ovvie, purtroppo. Sopporto ormai a malapena i lamentosi o chi scarica ad altri i barili con grande naturalezza.
Sin dagli esordi del PNRR - disegno strategico di fonte europea per uscire da situazioni economiche di impasse ben note - si era capito come i meccanismi prescelti avrebbero messo a rischio l’insieme del progetto, la cui complessità è evidente già nella varietà tentacolare degli interventi concreti, così come sono stati previsti.
La scelta italiana di centralizzare, complicare, burocratizzare è di fatto il peccato originale, che ha reso tutto più difficile già in partenza. La mancata acquisizione di notizie certe ha pesato molto e talvolta alcune indicazioni chiave sono cambiate in corso d’opera. Aggiungo come certi sistemi informatici complessi abbiano reso la vita difficile a chi li doveva adoperare per il caricamento dei dati. Esiste poi una rete di controlli, ovviamente necessari e legittimi, che tuttavia si stanno allargando in modo asfissiante e a tratti minaccioso e questo spinge molti a lasciare prima ancora di impegnarsi per varie paure che si sommano. Confusione genera confusione e alcune campagne di stampa, improntate a catastrofismo cosmico, generano effetti nefasti sul sistema e deprimono chi opera sul campo.
Vero è che la continua produzione legislativa si è succeduta per dare ordine al caos, ma l’esito è stato per ora il contrario. Ricordo alcuni primi incontri a Roma, in cui educatamente si cercava di far capire a certi grand commis dello Stato dell’esistenza di precise e circostanziate storture di base che avrebbero creato problemi seri. Invece non solo certi allarmi non sono stati presi sul serio e anzi si è continuato sulla medesima strada. Eppure si sa come perseverare sia alla fine diabolico, specie in presenza di un’Unione europea che vigila su tempi e contenuti e chiederà conto di ritardi e omissioni. Avrà scarso successo lo tendenza già in voga di scaricare tutto sui predecessori, perché molte responsabilità sono da assumere ora e in fretta. Vi è ancora un punto: bisogna evitare che il PNRR venga considerato una cornucopia che contenga tutto e che risolva tutti i mali come se fosse una bacchetta magica, assumendo un ruolo sproporzionato e salvifico.
Che fare, almeno nel nostro piccolo con circa 400 progetti e alla fine mezzo miliardo di euro? Intanto avere piena contezza delle forze in campo e questo ormai si sa. Dopodiché si lavora per investire in modo fruttuoso quanto a disposizione, mettendoci impegno e metodo, nel limite del possibile.
Su questo, come si dice, ci stiamo lavorando per evitare problemi con la creazione di organismi a diversi livelli che monitorino l’andamento dei lavori in corso con aiuti interni ed esterni all’amministrazione. Ma ci sono quotidianamente ostacoli da affrontare, specie per il tema delicato e pure inquietante del reperimento delle risorse umane che devono far funzionare la macchina in un periodo in cui i concorsi pubblici vedono una bassa partecipazione. In più quando le strade non sono chiare bisogna fare in modo che siano definiti tempi e contenuti per evitare lo spauracchio di problemi su alcuni assi di intervento. Ma bisogna affrontare la realtà e essere fiduciosi, senza che si scarichino sulle Regioni le responsabilità che non sono le loro.

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