Da sempre è stato un mio pallino – e ne ho parlato in varie sedi – questa questione di come avvertire la popolazione in occasione del manifestarsi di allerta di vario genere. Nasce tutto da certe situazioni di angoscia che molti di noi di noi hanno vissuto in occasione dell’inondazione dell’ottobre del 2000, quando in poche ore caddero in Valle d’Aosta 500 millimetri di pioggia, causando fra il 14 e il 15 di quel mese un disastro in molti Comuni con un bollettino tragico di 24 morti. Abitavo all’epoca a Feilley, frazione di Saint-Vincent che si sporge sulla Mongiovetta. L’interruzione dell’elettricità e la scomparsa dei segnali telefonici creò una situazione di isolamento, mentre una parte del paesino veniva evacuato a causa di un rischio frana. Ero deputato e parlamentare europeo, quindi con dei doveri istituzionali, che si concretizzarono non solo nei giorni successivi con una serie di sopraluoghi nelle zone sinistrate utili per le misure urgenti che vennero poi assunte con un decreto legge al quale lavorai personalmente. Ebbene, quell’esperienza dimostrò che una larga parte della popolazione non aveva potuto essere allertata e neppure indirizzata opportunamente nel momento topico dell’emergenza e nei giorni successivi esisteva un problema oggettivo per fornire informazioni utili. Credo che nel frattempo i Comuni si siano maggiormente attrezzati con gli appositi piani di Protezione civile, che corrispondono anche a piani più vasti a dimensione regionale. Restava un problema di allertamento, che oggi esiste non a livello popolare, ma – ad esempio con appositi sms – viene indirizzato a decisori di vario livello. Per questo sono molto contento che finalmente anche in Italia, sapendo ormai che i telefonini hanno una diffusione capillare, si stia testando (in Valle d’Aosta sarà oggi alle 12) quel IT-alert, vale a dire il nuovo sistema di allarme pubblico nazionale. Tutti i dispositivi accesi riceveranno all’ora del test un messaggio in italiano e in inglese (quando sarà gestione locale bisognerà aggiungere il francese!), che sperimenterà il sistema. Dice il comunicato ufficiale: “Superata la fase di test, IT-alert consentirà di informare direttamente la popolazione in caso di gravi emergenze imminenti o in corso, in particolare rispetto a sei casistiche di competenza del Servizio nazionale di protezione civile: in caso di maremoto (generato da un terremoto), collasso di una grande diga, attività vulcanica (per i vulcani Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli), incidenti nucleari o emergenze radiologiche, incidenti rilevanti in stabilimenti industriali o precipitazioni intense. È importante sottolineare che IT-alert non sostituirà le modalità di informazione e comunicazione già in uso a livello regionale e locale, ma andrà a integrarle”. Ovviamente sarà interessante vedere come il sistema si dovrà regolare successivamente a livello locale, nel caso nostro pensando alla particolarità del territorio alpino. Il caso vuole che un alert assolutamente identico a quello che farà allarmare il nostro telefonino l’ho sperimentato di persona di recente negli Stati Uniti. Nello spostamento verso Los Angeles, specie nel tratto in partenza da Las Vegas, ci siamo trovati per strada con l’incombenza di un uragano, che aveva investito la zona. Con periodicità allarmante sia il mio telefonino che l’iPad ricevevano messaggi di aggiornamento, mentre la pioggia battente allagava le zone che attraversavamo con molti mezzi incidentati al lato della strada. In quel caso le lingue erano inglese e spagnolo e certamente l’utilità di sapere sino a quando bisognava essere vigili è risultata importante per evitare il peggio. Sul nostro territorio valdostano ci potranno essere ulteriori sperimentazioni, anche legate alla diffusione della fibra ottica e degli altri sistemi via Web non solo per avere contezza dei rischi in corso, ma anche per sapere con esattezza il da farsi in caso di emergenza.