Quando avevo letto di un film sulla bambolina Barbie (di questo si tratta, anche se esiste una certa reticenza ad ammetterlo), pensavo ad una melassa zuccherina di esaltazione targata Mattel. Mi riferisco alla produttrice di giocattoli statunitense con sede a El Segundo, che è periferia di Los Angeles e ho visto la loro mega sede con i miei occhi. Si tratta per altro della seconda azienda del settore del mondo per fatturato dietro a Lego. Non stupisce che ora pensi al cinema, visto che la città dov’è nata, che ospita Hollywood, è un mecca del cinema piena di studios. Su Barbie scriveva tempo fa Beatrice Manca su Fanpage: “A quasi 65 anni, Barbie è più in forma che mai. Il film di Greta Gerwig con Margot Robbie ha ridato nuova linfa a una delle icone del Novecento: la prima bambola adulta, inventata nel 1959 per ispirare le bambine di tutto il mondo a essere ‘tutto ciò che volevano essere'. La storia di Barbie ha attraversato i decenni: le donne cambiavano e Barbie cambiava con loro. Dietro questa fortunata invenzione c'è una donna: Ruth Handler, che fondò l'azienda Mattel insieme al marito Elliott e Harold Matson. Osservando la figlia giocare con i bambolotti ebbe una folgorazione e decise di creare una bambola adulta, ispirata alla tedesca Bild Lilli, con le forme da pin up e il nome della sua bambina. Nacque così Barbara Millicent Roberts o, per gli amici, Barbie”. Barbie, che ha la fortuna di restare sempre giovane e bella, ha un anno meno di me e, anche se non ho mai giocato con le bambole, l’ho vista crescere - non di statura… - con me, essendo stato un giocattolo amato da molte delle mie coetanee e non solo. Visto che mia moglie Mara, ben più giovane di me, aveva in collezione di Barbie impressionante con tutti gli accessori vari che necessitavano, compreso quel poverino inutile di Ken, dipinto dal film con la giusta ironia. Anche Mara era prevenuta al momento della visione e più avanzava il film e più era divertita dai messaggi “politici” a vantaggio del mondo femminile di cui il film trasuda. Direi una giusta esaltazione del ruolo femminile, senza certe sgradevolezze del femminismo duro e puro. Osserva direi coerentemente l’articolo già citato: ”Barbie ebbe un impatto dirompente nel mercato dei giocattoli. Fino ad allora, infatti, le bambine giocavano con i bambolotti, immedesimandosi già nel ruolo di madre. Ma Ruth Handler (moglie del cofondatore della Mattel Elliot Handler) capì che la figlia e le sue amiche cercavano un giocattolo in cui immedesimarsi, non qualcosa da accudire”. Ha scritto il sito Il Post: ”A livello di critica il film ha ottenuto soprattutto giudizi positivi, con qualche eccezione. Gran parte della critica l’ha definito molto divertente, sia per la sua capacità di prendere in giro la Mattel – l’azienda che produce le Barbie e anche il film – pur includendola in un ruolo centrale nella sceneggiatura, sia per la sua rappresentazione bonariamente assurda dei ruoli di genere. Per alcuni è un capolavoro: sull’Independent Clarisse Loughrey ha scritto che «Barbie è uno dei film mainstream più fantasiosi, immacolati e sorprendenti della memoria recente – una testimonianza di ciò che può essere raggiunto anche nelle viscere più profonde del capitalismo»”. Ho letto critiche pro e critiche contro e queste ultime spesso oscillano fra snobismo e militanza politica, in cui spiccano gli antimericani d’ordinanza, spesso eredi dei cineforum dà Fantozzi che ulula contro la Corazzata Potëmkin (“una cagata pazzesca!”, che è stato per molti un riscatto contro certi intellettualoidi). A me, ma direi in sintonia con mia moglie con cui - come dicevo - ho visto il film e ho discusso, Barbie è risultato una sorpresa: nulla di banale con molte riflessioni interessanti senza essere noioso o moraleggiante. Si sorride molto e penso che questa sia stata l’intenzione degli sceneggiatori e del regista e già si sa che Mattel porterà sullo schermo altri suoi giocattoli di grido. Tipo Barney il dinosauro viola, il popolare gioco di carte UNO, Major Matt Mason l’ astronauta giocattolo che ha ispirato Buzz Lightyear, Polly Pocket la linea di bambole in miniatura e Big Jim una delle figure più celebri degli anni 70.