Se guardiamo allo stato di fibrillazione della convivenza umana nel mondo, mi pare che ci siano tutte le ragioni per preoccuparsi. Oggi una guerra mondiale non solo creerebbe sin da subito le tragedie dovute agli armamenti nucleari con il rischio se non la certezza di una ecatombe, ma la guerra si spargerebbe nei diversi Continenti come un incendio distruttivo e senza distinzione alcuna fra militari e civili. Lo si è visto in Ucraina e ora in Israele. Bisogna tenere conto del numero crescente di Stati antidemocratici che fanno ormai sistema globale e in più ci sono delle bande terroristi sanguinarie come Hamas et similia. Una coppia di farabutti che gode di complicità in larghe fasce di pessimi estremisti nostrani, in parte prezzolati, in parte suonati come delle campane: entrambe la categoria spadroneggia sui Social senza sanzione alcuna. Ecco perché mi ha persino fatto sorridere amaro sul Corriere di ieri la descrizione grottesca ma realistica di Aldo Grasso dell’Italia, che vive in perenni emergenze di varia fatta senza soste e costringendo gli italiani ad uno stato perenne di preoccupazione, come se su troppe cose non ci fosse un domani, anche quando magari certi problemi sarebbero risolvibili senza troppi patemi d’animo o almeno con le giuste soluzioni. Specie se rapportati alle evocate emergenze, quelle vere, brucianti e drammatiche, che trovo inutile elencare, perché ne abbiamo tutti contezza, persino ora sotto i nostri occhi con il cuore pieno di tristezza. Scrive Grasso: ”Uno Stato in emergenza. Il Consiglio dei ministri ha prolungato lo stato di emergenza per altri sei mesi «in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti». Sono passati dieci anni dalla tragedia di Lampedusa: il 3 ottobre 2013 morirono in mare 368 disperati. La maggior parte di loro erano fuggiti dall’Eritrea, stipati su un barcone fatiscente di 20 metri salpato dalla Libia. Già allora si parlava di emergenza”. Si potrebbe risalire più indietro ancora con l’esodo epocale degli albanesi verso le coste italiane! Incalza Grasso: ”In Italia è sempre emergenza. Dopo l’emergenza rifiuti, l’emergenza idrica, l’emergenza pandemica, l’emergenza gas, l’emergenza taxi, l’emergenza terremoto prosegue ancora l’emergenza profughi. L’emergenza è una condizione eccezionale, imprevista e quindi rara. Da noi, invece, l’emergenza è diventata un requisito della quotidianità. Viviamo perennemente in uno Stato emergenziale dove l’urgenza delle decisioni è una scorciatoia di governo e un’occasione per presentarsi come il Mr. Wolf che risolve problemi. La «filosofia» dell’emergenza nasce dall’incapacità di darsi politiche di prevenzione e dalla retorica dei decreti sicurezza: abituati al fatto che la normalità non funziona, ci affidiamo all’eccezionalità”. Oggi svettano - e non a torto - l’emergenza climatica e quella demografica. Due casi su cui bisognerebbe muoversi programmando e invece si è sempre all’inseguimento anche nella programmazione e nella legislazione. Caso di scuola, accennato da Grasso, è l’uso sconsiderato dei Governi italiani della decretazione di urgenza, che dovrebbe essere motivata dalla ”straordinaria necessità e urgenza”. Ha scritto il mese scorso OpenPolis: ”Facendo un confronto in valori assoluti, possiamo osservare che l’attuale esecutivo presenta numeri ancora relativamente ridotti rispetto a buona parte dei suoi predecessori. In circa 11 mesi infatti il governo Meloni ha deliberato 39 decreti legge collocandosi al sesto posto tra gli esecutivi delle ultime 4 legislature. Ai primi posti della graduatoria troviamo invece i governi Berlusconi IV (80), Draghi (64) e Renzi (56). È significativo comunque osservare che il governo Meloni ha già sopravanzato il primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte (26) e quello di Paolo Gentiloni (20), nonostante questi ultimi fossero rimasti in carica per più tempo (rispettivamente 15 e 17 mesi). Ovviamente questi dati sono influenzati dal periodo più o meno lungo in cui i vari governi sono rimasti alla guida del paese. Per questo un buon modo per fare un confronto è quello di valutare il dato medio di pubblicazioni mensili. Da questo punto di vista il governo Meloni si trova al primo posto con 3,55 Dl pubblicati in media ogni mese. Seguono i governi Draghi (3,2), Conte II (3,18) e Letta (2,78)”. Chiosa Grasso sulle emergenze italiche: ”Dev’essere una malattia antica se già nel 1796 Goethe scriveva con Friedrich Schiller negli epigrammi degli Xenia: «L’emergenza insegna a pregare, si dice: per impararlo si vada in Italia!»”. Pare che sia ancora così ed è una drammatizzazione non sempre giustificata e ogni emergenza “gonfiata” rende meno efficace la reazione per le grandi emergenze!