Io gli auguri li faccio oggi e sono sinceramente cumulativi e valgono anche per chi, ricordando del caso cui sono sottoposto sommando a Natale il compleanno, prende due piccioni con una fava. Confesso che mi fa una certa impressione compiere 65 anni e leggevo ieri, facendo gli scongiuri, che - passato questo traguardo - devo prevedere acciacchi mica da ridere. Comunque sia, sono fioccati mail beneaugurali in vista del Natale e dell’Anno Nuovo, oltreché analoghi messaggi via Whatsapp e c’è stato qualche rimasuglio di SMS per chi ormai vive nel paleolitico tecnologico. Sono state in larghissima maggioranza comunicazioni impersonali, persino meno mirate delle vecchie cartoline natalizie, che arrivavano un tempo per posta con il vantaggio perlopiù di una scrittura a mano e di una firma autografa. Il solo messaggio di questo genere lo ricevo, con bei testi pieni di affetto, da un mio compagno di classe, Adriano, con cui ho fatto le elementari e le medie. Non sapete quanto mi colpisca questa sua costanza, che è come un fil rouge che ci ricollega alla nostra infanzia. Tornando, invece, alla messaggistica standard, io stesso, giunto a questo punto, ho predisposto risposte più o meno analoghe, che hanno il difetto di essere piuttosto grigie e anonime. Il contrario in sostanza del famoso spirito del Natale! Ma quelli che faccio qui sono sinceri e partecipati! Aggiungo solo quanto sia originale, in fondo, sommare il Natale e i suoi riti, cristiani e pagani che si confondo l’uno con l’altro, con quei bilanci della propria vita, caratteristici dei compleanni che sono in fondo - immagino per tutti - venati da qual certa ambiguità. Momento che è gioioso e assieme temperato da una vena di tristezza, nella logica degli opposti che punteggiano la nostra esistenza. Per cui mi sento un po’ così, come il misterioso dio romano, Giano, cui è dedicato il primo mese dell’anno. Meglio ancora, il primo mese dopo il Solstizio d’Inverno, ovvero il mese in cui la luce inizia, lentamente, a trionfare sulle tenebre. Il nome Gennaio infatti, Ianuarius in latino, deriva da Inaus, ovvero Giano. L’iconografia classica lo vuole rappresentato con due volti: l’uno più vecchio che guarda il passato, l’altro più giovane che guarda al futuro. Una straordinaria immagine rappresentativa della vita e credo che sia bene sentirsi così, mai troppo nostalgici da essere risucchiati dal passato e sempre pronti a guardare, sinché la vita lo permette, al futuro con orizzonti che variano a seconda dell’età e naturalmente in base alle circostanze del destino, che - com’è facile constatare ogni santo giorno, non pilotiamo da soli.