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31 dic 2023

Il 2023 nel retrovisore

di Luciano Caveri

È più facile leggere le vicende del 2023 piuttosto che infilarsi nelle previsioni sul 2024, anche se poi la tentazione di farlo arriverà. La banalità della constatazione è evidente e invidio chi crede negli oroscopi, che sono ovviamente balle spaziali con segni zodiacali che nulla c’entrano con il cielo che ci sovrasta. Purtroppo nella realtà gli eventi personali e dell’intera umanità spesso ci travolgono senza troppi segni premonitori o sofisticati metodi predittivi. Così i giornali guardano nel retrovisore a quanto avvenuto in quest’anno che si sta spegnendo e, ad esempio Sette, propone personalità eminenti che ne hanno segnato i mesi e credo sia un esercizio interessante, affidato alle penne del Corriere. Scorrerò l’elenco senza - tranne un caso - entrare nel merito degli articoli, dicendo - anche se conta nulla - come la penso. Gennaio viene identificato con la morte di un calciatore, Gianluca Vialli. E mi pare interessante, pensando al calcio come fenomeno sociale che non molla (gli unici quotidiani che vivono bene sono quelli sportivi), malgrado scandali e crac finanziari accumulatisi negli anni che fanno paura. E scegliere Vialli, non solo come sportivo noto per correttezza e equilibrio, è un bene ed è anche stato esempio di come si affronta la malattia che spaventa tutti, il cancro, malgrado i progressi della scienza. A Febbraio spunta Elly Schlein, attuale leader del PD, che resta un fenomeno politico tutto da esplorare e che ho personalmente ascoltato più volte in call prima della sua elezione con quel ritmo sincopato che impressiona. Da capire in primis per come si affermò con una formula di primarie che lascia stupefatti ancora oggi. Infatti Stefano Bonaccini, Presidente dell’Emilia-Romagna, dimostrò ingenuità nell’accettare far votare i non iscritti. Roba da non credere e su Elly vedremo l’esito delle Europee. A Marzo si propone il nome di Taylor Swift, la cantante americana nuovo fenomeno della musica e personaggio del 2023 per il Time e dunque non sono solo canzonette. Leggo che è un tipo tosto, ma ascolto altra musica. Ad Aprile, ma poteva spuntare già anni fa, è l’inossidabile Vladimir Putin, esemplare di una categoria, i dittatori, che sperammo in via di estinzione e invece si vede bene di come siano vivi e vegeti e si espandano nel mondo in parallelo con la crisi della democrazia. Molti zucconi in Occidente parteggiano per lui e una buona parte immagino abbiano qualche mancetta. A Maggio in una curiosa successione con lo Zar russo un Re vero, Carlo III, è stato la dimostrazione che non bisogna mai demordere anche nei confronti di una madre che non mollava il trono del Regno Unito. Non appare irresistibile come personalità, ma l’erede scalpita con altra brillantezza. A Giugno svetta Silvio Berlusconi e la sua morte, dopo aver segnato un’epoca con le sue TV e la sua discesa (perché non salita?) in politica. Si pensava, oggi lo dico con onestà, che fosse il peggio e invece mi pare che si debba dire come mai sia stato un eversore e la Magistratura lo ha triturato nel solco di un giustizialismo che è ancora segno dei tempi. A Luglio Barbie, che da bambola in discesa presso le bambine è tornata in auge in versione cinematografica con un film ironico e persino femminista. Segno che non bisogna mai stupirsi di come le cose cambino e l’unico che resta in ombra resta sempre Ken, uno sfigato, malgrado l’avvenenza della compagna. Ad Agosto morì Michela Murgia, di cui amai il primo libro Accabadora rappresentativo della Sardegna più profonda, poi scelse sempre di più la militanza politica come guru di legittimi diritti sino a esibirsi, però, in discorsi piuttosto strampalati sulla famiglia, che sono molto piaciuti a certa Sinistra che ama le bizzarrie e sta precipitando nel woke. A Settembre - ahimè- l’Orsa Amarena, venne uccisa da un deficiente in Abruzzo che frutta una articolessa, che serve su Sette a spiegarci quanto dobbiamo amare i predatori e di come lupi ed orsi debbano moltiplicarsi all’infinito. Taccio perché di certi discorsi non se ne può più. A Ottobre - tanto per ridere - si parla del marito ripudiato dalla moglie, Giorgia Meloni con apposito comunicato stampa. Giornalista in ascesa, è precipitato per i suoi atteggiamenti da bullo, anzi da bauscia. Finisce in fondo per far tenerezza ed è legittimo chiedersi come la coniuge non si fosse mai accorta di certe sue…intemperanze. Occhio non vede, cuore non duole. Capisco quanto sarebbe più serio capire se il premierato cavalcato dal Premier (maschile come “lei” vuole) ammicchi ad un autoritarismo…costituzionale. A Novembre, in contrasto con il gossip sopracitato, piomba la tragedia che addolora e incupisce: Giulia Cecchettin. Dimostrazione tragica della stupidità che diventa delitto degli uomini violenti, che si concretizza sempre più in una catena di omicidi. Tratto distintivo, purtroppo, dell’anno che finisce e apre un mondo sulla condizione femminile (e come non pensare anche all’islamismo radicale con donne sottomesse e certo in condizioni di inferiorità con mariti-padroni in parte del mondo occidentale vicino a noi) Infine Dicembre con Israele-Gaza, che si aggiunge al dramma Ucraino e al rischio che l’Occidente faccia harakiri, facendo finta che Hamas non abbia ampio consenso popolare fra i palestinesi e abbandonando- sempre gli stessi militanti del bene universale - gli ucraini all’orso russo che vuol ridiventare sovietico. Guerre che fanno paura e certo non ci fanno intravvedere un orizzonte di grandi speranze, ma che ci devono almeno consentire di distinguere da quale parte stare. Io parteggio nelle mie scelte, stufo del politicamente corretto e dei suoi fratelli e sorelle.