Capita, almeno una volta l’anno, di parlare degli Alpini, quando si avvicina l’adunata annuale, quest’anno ospitata in una città alpina per eccellenza come Vicenza. Che cosa sia, nel suo gigantismo, un’adunata mi è ben chiaro, visto che nel 2003 ad ospitarla fu Aosta e nel 2008, sfilando con i valdostani come Presidente della Valle, partecipai a quella di Bassano del Grappa. Sono dei ricordi indimenticabili per l’ambiente generale e il fascino della sfilata con una gioia contagiosa.
Gli alpini per la Valle d’Aosta sono una tradizione antica nel solco di questa truppa specializzata che per molto tempo, almeno sino a quando c’è stata la leva obbligatoria, aveva nei montanari la riserva naturale. E’ sempre parso per alcuni un paradosso che anche il valdostano più autonomista nel cuore partecipasse a momenti talvolta tinti di nazionalismo patriottardo, ma non c’è mai stata contraddizione perché l’alpinità era nel DNA da generazioni. Ricordo, quand’ero deputato, la visita di giovani che avevano ricevuto la cartolina precetto per andare in altri corpi, come ad esempio il Genio Ferrovieri, e la loro speranza, dopo il Car, era sempre stata quella di poter essere trasferiti laddove li doveva portare con naturalezza la loro tradizione di famiglia per diventare alpini.
Questo legame è rimasto solido, anche se ovviamente il cessare della naja porterà ad un progressivo invecchiamento con più “veci” che giovani sino ad un finale esaurimento anche di quei gruppi locali dell’Associazione Nazionale Alpini che si sono sempre distinti nel volontariato e nel soccorso di popolazioni sinistrate, smentendo quella nomea di ciucchi in libera uscita su cui si è costruito tutto un insopportabile dileggio.
Ho, per motivi di età, ben presente che cosa sia stata l’Aosta alpina con giovani alpini di leva e le strutture di comando che riempivano la città e le caserme. Oggi tutto si è ridotto al lumicino e molto nel tempo si è spostato dal Nord Ovest al Nord Est con una logica miope degli Alti Comandi. Vicenza vivrà nelle prossime ore la pacifica invasione delle penne nere e ognuno di noi ha qualche amico che anche da noi non vede l’ora di confermare la sua presenza in questo momento di ritrovo. Leggo di un comunicato di organizzazioni pacifiste vicentine di vario genere contro l’adunata e con sconcerto trovo l’ANPI, l’associazione dei partigiani che annoverava al proprio interno - quando erano ancora vivi - tantissimi alpini che avevano scelto di salire in montagna con la Resistenza.
Assolutamente incredibili le motivazioni, che partono prendendola alla larga: “esprimiamo la nostra preoccupazione per i disagi e l’impatto per la città di tale evento, dal punto di vista organizzativo (difficoltà di accedere ai servizi pubblici essenziali e sanitari e mezzi di trasporto ridotti e interdetti per i mezzi dei residenti), dal punto di vista ecologico e sostenibile (400.000 ospiti attesi in un Comune di 110.000 abitanti) e per la retorica militare che purtroppo non è solo prettamente storica, commemorativa e civile”. E ancora: “Durante i due giorni dell’Adunata tutte le scuole cittadine sono state chiuse, ignorando che questa decisione improvvisa, alla fine dell’anno scolastico, causa non pochi disagi e criticità al personale scolastico, alle studentesse e agli studenti e alle loro famiglie”. Poi ci si avvicina piano piano alle vere ragioni, criticando la “proposta dedicata a studenti e studentesse di ogni ordine e grado per la visita dell’Accampamento Militare nel quale ci sarà “una vetrina espositiva ed interattiva dei più moderni armamenti e degli equipaggiamenti in dotazione alle truppe alpine dell’esercito militare italiano”.
Più avanti ancora si capisce: “Con il conflitto in Ucraina e in Palestina è purtroppo evidente l’approccio militaristico alle relazioni internazionali e alle emergenze globali, così come è esplicita la direzione dell’Unione Europea verso un’economia di guerra, dove non si possono più capire i confini tra politiche di difesa e i profitti delle potenti lobby dell’industria bellica”. Il resto è facilmente immaginabile ed è una semplificazione della realtà che lascia esterrefatti.
Ricordo solo a chi attacca l’adunata e fa passare per guerrafondai chiunque ricordi che gli eserciti servono anche per difendersi e che per fortuna i partigiani, cari attuali dirigenti ANPI, scelsero la lotta armata e senza gli Alleati in guerra giusta l’Italia e l’Europa sarebbe rimasta in mano al fascismo e al nazismo. Certi “pacifinti”, eredi di quei pacifisti che George Orwell definì i migliori alleati del totalitarismo, dovrebbero smetterla di adoperare la copertura dei gloriosi combattenti partigiani per la loro propaganda politica.