Sto cercando di capire meglio l’evoluzione del mondo digitale in cui siamo ormai del tutto avvolti.
Ogni tanto scherzo sul destino di noi baby boomer (i nati fra il 1945 e il 1964), che siamo stati costretti dall’evoluzione tecnologica a rincorse per non restare indietro che penso nessuna generazione abbia vissuto prima.
Dal telefono nero di bachelite addirittura della STIPEL (società telefonica che operò tra il 1925 e il 1964 in Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia, poi fusa e incorporata nella SIP) all’Iphone che ho in mano, dal Commodor 64 ai computer di oggi, dal patetico giochino elettronico del tennis(si chiamava Pong!) ai videogiochi mirabolanti e via di questo passo. Internet è stata la sconvolgente e travolgente novità che continua a fruttare, come dimostrano le App che fioriscono sui nostri schermi e le multifunzionalità che hanno ucciso molti strumenti con cui eravamo cresciuti. Sono i più vari: dalle enciclopedie ai cd, dai rullini fotografici alle videocassette, dalle lettere cartacee all’Ipod e si possono aggiungere a piacimento altri defunti.
Personalmente ho vissuto la rivoluzione incredibile delle radio e delle televisione private con il paradosso di lavorare poi per un certo periodo all’interno delle Rai, prima negli anni Ottanta e poi pochi anni fa, trovandomi a lavorare con strumenti di lavoro molto diversi dal prima al dopo per via di vent’anni di novità tecnologiche.
Ecco perché, oggi che mi occupo in politica di digitalizzazione, la mia naturale curiosità diventa un obbligo di lavoro per una serie di piste tracciate dai fondi comunitari in seguito alle politiche europee nell’Innovazione, cui si aggiungono anche in Valle d’Aosta ambiziosi progetti del PNRR, che vedono nel digitale numerose opportunità da sfruttare di corsa per evitare la retroguardia.
Per cui recenti incontri mi pongono oggi di fronte alla necessità di capire e di sfruttare al meglio quel che offre il mercato per dare una svolta alla pubblica amministrazione al proprio interno e nel rapporto con i cittadini. Non solo tecnologie, ma anche metodi, come dimostra - solo per fare un esempio - il cosiddetto ”lavoro agile”, che si chiama anche - pur con qualche distinguo - smart working con un anglicismo improbabile, perché in inglese viene definito come remote working, o flexible working, o mobile working, o ancora l'ampia categoria dei new ways of working. Insomma: non perdiamoci nel lessico, ma la sostanza è chiara.
Ebbene, i mille processi da rivedere e le mille applicazioni da adoperare oggi si confrontano con il pupo ormai ragazzo e sempre più adulto in tempi stretti, che si chiama Intelligenza Artificiale. Treccani sintetizza così: “L’intelligenza artificiale studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono di progettare sistemi hardware e sistemi di programmi software atti a fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana”.
Sviluppo esaltante ma pure inquietante per i suoi risvolti e non a caso - e anche noi in Valle d’Aosta abbiamo seguito l’iter - il Regolamento europeo, di recente varato, mette pali e paletti per un buon uso della IA (acronimo in un mondo di acronimi). Cosi recenti esperienze con incontri vari e visite di studio a colossi come Amazon e Google mi hanno confermato nell’illustrare gli esiti crescenti dell’Intelligenza Artificiale Generativa (parola quest’ultima che definisce la capacità del sistema di creare davvero i contenuti e non solo di sistematizzarli) che bisogna attrezzarsi in fretta e fare, laddove possibile, della Valle d’Aosta un’area test con player importanti in collaborazione con le altre Regioni alpine con problemi simili ai nostri. Importante in questo senso la collaborazione nella macroregione alpina, creatura nata per volontà europea, che permette anche a noi di confrontarci con gli altri che hanno territori, società e mondo economico con elementi comparabili per fare sistema e scambiarsi buone pratiche per sprecare tempo e risorse. Una sfida da non perdere con filoni prioritari come piattaforme per interloquire con il pubblico, meccanismi per la Sanità e più in generale la capacità dell’IA di processore una miriade di dati da cui estrarre in un batter d’occhio l’essenziale.