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08 nov 2024

Se evapora lo sciopero

di Luciano Caveri

“Io credo che sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare”. Questa frase esplicita del segretario generale Maurizio Landini, a margine dell’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati della Cgil a Milano, ha colpito tutti, chi positivamente per chi si sente movimentista e chi negativamente per le ragioni che dirò.

Devo dire che, tenendo presente che chi parla è un professionista del Sindacato da una quarantina di anni, considero che l’appello alla rivolta di Landini è infelice e inopportuno. Capisco che ci sia la mobilitazione politica contro un Governo considerato avverso, ma trovo che i toni del confronto dovrebbero essere sempre tenuti bassi da chi ha ruoli di grande responsabilità, specie di questi tempi in cui la violenza verbale non fa bene a nessuno e rischia spesso di sfociare in violenza fisica. Troppi cortei ormai vedono infiltrazioni di pessimi soggetti che ne approfittano per dimostrare il peggio.

Va detto, per correttezza, che anche a molti esponenti del Governo Meloni (lei compresa) e membri della maggioranza scappano espressioni che andrebbero evitate e il richiamo al senso di responsabilità vale per tutti.

Riflettevo sull’uso dello sciopero di questi tempi, vedendo appunto che CGIL e UIL hanno deciso nel solco delle esternazioni di Landini di usare contro la Finanziaria - prima di avere almeno il testo approvato da una delle due Camere - l’arma dello sciopero generale.

Vien da chiedersi se questo uso dello sciopero continui ad essere uno strumento adatto al mondo attuale. Chiarisco subito il mio pensiero. Esiste nella Costituzione un articolo sacrosanto, frutto della temperie del dopoguerra dopo la dittatura fascista che ovviamente riteneva lo sciopero un delitto. È l’articolo 40: “Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano”.

Come disse Piero Calamandrei: “Lo sciopero è stato prima un reato, poi una libertà e infine un diritto”.

Si tratta di un articolo rimasto in parte lettera morta, perché mancano norme generali sullo sciopero, visto che di fatto l’unica legge che lo ha disciplinato riguarda lo sciopero nei servizi pubblici essenziali (non si capisce, però, perché oggi il trasporto pubblico locale sia stato del tutto bloccato!). Per altro mancano anche le norme previste dal precedente articolo 39, dedicato puntualmente all’organizzazione sindacale, quanto sarebbe stato necessario per rispettare la volontà dei costituenti e non è venuto.

Ma lo sciopero nell’Italia di oggi ha un sua efficacia? La risposta è che l’istituto deve essere intoccabile, ma con qualche distinguo. Esistono, infatti, due rischi. Il primo è quello di un uso dello sciopero eccessivo e come tale non efficace e vissuto in certi servizi pubblici come vessatorio da parte dei cittadini.

Il secondo, che spesso si incrocia con quanto appena detto, è un eccesso di uso politico dello sciopero, che certo è possibile fare, ma rischia di svilire un diritto così importante. Lo dice il leader della Cisl, Luigi Sbarra, in vista dell’imminente sciopero generale e dimostra l’esistenza di un dibattito interno fra sindacati: ““La formula dello ‘sciopero preventivo’ non è la nostra. (…) Pieno rispetto per le scelte di altre sigle, non esprimiamo giudizi. Diciamo solo che gridare alla piazza in modo automatico e un po’ compulsivo rischia di isolare il sindacato offrendo un alibi formidabile a chi ci vuole fuori dai tavoli e contribuisce a trasformare lo sciopero in un rito sempre meno incisivo”.

Capisco che qualcuno potrebbe dire che si tratti di una sorta di regolamento di conti interno fra i sindacati. Ma il campanello d’allarme suona comunque e non sentirne il suono sarebbe sordità.