Ci sono straordinarie storie all’italiana e di questa me ne occupo senza citare polemiche specifiche che in Sardegna hanno riguardato possibili investimenti sull’eolico da parte della società valdostana del settore elettrico, CVA.
Scoccia che si siano usati toni più che forti e persino il dileggio al limitare dell’insulto. E lo dico con il massimo rispetto per l’Autonomia Sarda, che conosco anche grazie ad amicizie parlamentari profonde e, visitando l’isola per impegni politici vari, mi sono convinto della nobiltà d’animo e del carattere coriaceo dei sardi. I nostri Statuti di autonomia speciale contengono elementi simili e ricordo che il grande Emilio Lussu fu relatore della nostra Costituzione regionale.
Quanto scriverò serve per dimostrare - a titolo esemplificativo - la contraddizione fra chi predica la necessità della transizione energetica, puntando sulle energie rinnovabili e poi, nei fatti, la osteggia.
Leggo su Il Foglio un articolo tutt’altro che diplomatico - ed è un bene - di Jacopo Giliberto.
L’incipit è già un programma: “Per l'energia rinnovabile non ci sarà posto in Sardegna. Garantito dal 506 per cento. Moduli fotovoltaici per raccogliere il sole ed eliche per catturare il vento non avranno a disposizione nemmeno un metro quadro. Per calcolare il 506 per cento di Sardegna vietata alla realizzazione di nuovi impianti rinnovabili , cinque volte i 24.100,02 chilometri quadri di superfici e regionale scogli compresi, bisogna fare due azioni”.
Seguite il ragionamento con la prima azione: “Bisogna esaminare la sessantina di motivazioni di divieto all’energia pulita contenuta nella legge che la regione autonoma discute a Cagliari. No nelle aree protette (22 per cento di superficie sarda), no vicino ai corsi d'acqua (9 per cento), no sui terreni in cui in passato ci sono stati incendi(4 percento), no vicino alle ferrovie, no nelle aree Doc Dop Docg Igt Igp, no zone rocciose, no a quota superiore ai 900 metri, no a meno di 2 chilometri da grotte e caverne”. Il via rigettando: è di 15pagine il solo allegato dedicato ai divietiper gli impianti solari, e simile è quello per l'eolico.
Non è molto diverso quanto previsto per impianti solari e eolici, uniti nello stessa logica proibizionista.
Ma l’autore deve chiarire l’ apparente paradosso…spaziale: “Bisogna sovrapporre i divieti con la mappatura in alta definizione Gis, Geographical Information System. Lo ha fatto la società di consulenza energetica Elemens, la quale ha confrontato a metro a metro con dettaglio vettoriale le aree coperte dalla ripugnanzacontro le fonti rinnovabili d'energia. Ecco il risultato della mappatura , spiegato da Tommaso Barbetti di Elemens: "Il 59 per cento della Sardegna è a meno di 7 chilometri da alberi monumentali , il 55 a meno di 7 chilometrida beni vincolati, il 93 è a meno di 7 chilometri da grotte e aree archeologiche, 1'89 è a meno di 2 chilometri da altri elementi, il 13 è in siti per cui ci sono candidature Unesco anche solo ipotizzate, il 18 per cento della Sardegna è nei 20 comuni in cui deve sorgere l'Einstein Telescope ". L'esito del lavoro catastale di Elemens è che i divieti che la regione vuole imporre all'energia rinnovabile ricoprono cinque volte l'intera superficie regionale. Gli unici luoghi che potrebbero sfuggire a tanto rigore sono i tetti delle case, sui quali parrebbe essere tollerata la posa di moduli fotovoltaici, e le comunità energetiche fra cittadini disposti a investire”.
Quindi non esiste necessità di avere le rinnovabili, di fatto bandite?
L’articolo chiarisce il contesto: “Nel frattempo colossali centrali termoelettriche divorano carbone d’importazione e l'isola si sta dotando di impianti per importaremetano liquefatto e di una rete di tubazioni. Il carbone rappresenta il 29,87 per cento della produzione elettrica sarda, il gas è seconda fonte con il 29,45 per cento; insieme sviluppano in atmosfera emissioni di 546 grammi di anidride carbonica per ogni chilowattora prodotto. Quasi quanto il Tamil Nadu e il Kerala in India, che stanno a 551 grammi per chilowattora. Giusto a titolo di paragone, l'Alta Italia è a 380 grammi, la Germania a 394 e l’atomica Francia ad appena 45 grammi di C02 per ogni chilowattora prodotto. (Dati Electricity Maps rela tivi al 2023)”.
Tralascio un brano e mi avventuro in calcoli: “E' il momento di fare la somma. In Sardegna giacciono 609 progetti per complessivi 22,6 gigawatt, di cui 436 fotovoltaici e 173 eolici, pari a diverse vagonate di carta protocollata e già destinata al macero. La legge in discussione nel Consiglioregionale sardo nasce da un argomento, il no alle rinnovabili, che è stato centrale nella campagna elettorale che in marzo ha portato Alessandra Todde (M5s) alla presidenza della regione a statuto autonomo. Fra le altre regioni e fra gli altri paesi è normale che investitori costruiscano centrali elettriche dellediverse tecnologie e la corrente prodotta venga scambiata liberamente fra produzione e consumo. Ciò da molti sardi è visto come una "colonizzazione ", un profitto sottratto all'isola, un nuovo complotto del continente; è visto un furto di risorsa l’uso non sardo del vento o del sole che lambiscono l'isola. Nei dibattiti sulle piattaforme social, nei comunicati dei partiti e nei dibattiti delle associazioni, la legge paralizzante ora in discussione a Cagliari è contestata perché è ritenuta troppo morbida, è vista come un piegarsi alle pressioni della finanza del continente e del profitto non sardo, è percepita come una svendita della Sardegna”.
Insomma: se la logica si estenderà, addio rinnovabili in un Regione che ne abbisogna.
La chiusura apre uno spaccato utile: “Eccentrici al dibattito appaiono solamente gli attivisti sardi di Fridays for Future, l'organizzazione nata da Greta Thunberg, iquali al contrario esigono più rinnovabili. In un comunicato ai giornali scrivono che il disegno di legge "vieterebbe l'istallazionedi impianti di energie rinnovabili nel 99 percento del territoriosardo", mentre "la Sardegna ha bisogno di un piano energetico sostenibile, basato sulle energie rinnovabili , non di nuovi progetti che contribuiscono al riscaldamento globale e alla dipendenza energetica".
Una mosca bianca in un contesto ormai ideologizzato che ha attecchito profondamente e che garantisce all’isola il proseguimento della schiavitù dal fossile. E così sia…