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28 nov 2024

Resto o me ne vado?

di Luciano Caveri

Parafrasando Nanni Moretti: “Che dici me ne vado? Mi si nota di più se me ne vado o se resto e polemizzo?”

Elon Musk con l’acquisizione, sfortunata economicamente, di Twitter ha ucciso l’uccellino che tanto mi piaceva, sostituito dalla tetra X. Un riferimento neanche troppo velato a X.com, una specie di banca online che Musk fondò nel 1999 e che finì confluita in PayPal.

Di certo da quel 2022, che sembra ieri, è peggiorato il clima nel Social su cui agisco da anni e di cui sono ormai un veterano.

Nel frattempo Musk ha macinato successi tecnologici, è l’uomo più ricco del mondo, e non ha nascosto la singolarità della sua mente. Ricordo quando aveva rivelato di avere la sindrome di Asperger durante il suo monologo di apertura del Saturday Night Live nel maggio 2021.

Politicamente si è spinto sempre più a destra e ha palesemente adoperato X a favore di Trump, di cui è diventato braccio destro, finché durerà l’idillio.

Questa scelta, che si accompagna ad un oggettivo declino del Social con una crescente presenza di strambi mai cacciati malgrado le segnalazioni e di signorine a pagamento che cercano clienti, ha spinto molti con clamore ad andarsene. Non si capisce bene quale logica segua X in questo momento in cui il declino ne mette a rischio l’esistenza stessa. Direi che si tratta di una specie di giocattolo, che diverte lo stesso Musk che scrive cose abbastanza strane e a tratti diventa inutilmente compulsivo e ideologicamente insopportabile pure per me che osservo da anni personaggi che mai frequenterei.

Una via di uscita - a questo mi riferivo in premessa - è quella di andarsene altrove sbattendo la porta, come ho letto nelle motivazioni di protesta di molti in nome del politicamente corretto con qualche rimpianto per il vecchio Twitter che fu.

Capisco le ragioni e certa indignazione. Non stupisce la scelta di cercare un ambiente più neutro, anche se dovunque si vada a finire la logica distorcente con cui si visualizzano i contatti, attraverso i famigerati algoritmi, crea comunità che nulla hanno che fare con le amicizie vere fra le persone.

Oltretutto, almeno per me, è - dovunque si approdi - insopportabile il fatto che i Social restino la prateria dei profili falsi o anonimi. Queste maschere indossate, che si aggiungono a profili fasulli che in molti casi nascono per influenzare l’opinione pubblica occidentale per mano di Paesi carogne, trasformano troppo spesso la civile convivenza in una fogna puzzolente.

Certe fucine di fake news, volgarità prive di senso, violenze manifeste e stupidità latente spingerebbero verso un eremo senza Social e alla ricerca, che per ora non c’è, di un luogo in cui ci siano regole vere e sanzioni forti. E aggiungerei in un luogo - e X già prevede modalità di pagamento e io mi son comprato la spunta blu - in cui, pure a pagamento, si possa pretendere una qual certa civiltà ed educazione.

Ciò detto per ora resto in attesa che spunti qualcosa. Coltivo il mio piccolo jardin privé del Blog caveri.it, che ho scelto chiuso ai commenti per evitare bailamme. Chi mi conosce mi scrive o me ne parla quando ci incontriamo di persona. È un orto che coltivo quotidianamente che segue non le stagioni ma i miei umori.

Una sorta di diario pubblico che parla di tutto in tranquillità. Quando pubblico certi pensieri su X - e lo faccio ogni giorno - osservo certe reazioni violente come un entomologo guarda gli insetti.

Ma il Blog, quello mio, resta mio senza che qualcuno lo imbratti.