Scrivo o non scrivo? Ci sono casi in cui mi pongo questo interrogativo. Se lo faccio mi diranno che speculo, se non lo faccio si dirà che sono omissivo, perché ho commentato sempre certe questioni locali senza tabù. E questa volta il caso si è persino espanso a livello nazionale.
Mi riferisco alla gatta finita nell’Ospedale di Aosta, dov’è stata curata direttamente dal proprio padrone medico. Questa storia, certo bislacca, ha creato polemiche e una marea di sfottò. Talvolta le prese in giro fanno più male delle cattiverie e non sono certo mancate.
Un unicum a mia memoria e questo ha creato uno scalpore finito sulla stampa nazionale e sui Social.
La storia è nota: la gatta, chiamata Athena (nome della dea greca della saggezza, della strategia militare, della giustizia e delle arti), è caduta dal settimo piano di un palazzo, immagino mentre faceva uno di quegli equilibrismi tipici dei felini che sfidano le altezze. Ha fatto sei piani precipitando sino a schiantarsi, ma sopravvivendo.
Non mi stupisco: quando seguivo mio papà veterinario, ho visto nel suo ambulatorio dei gatti caduti anch’essi dall’alto. Erano distrutti e dati quasi per morti e mio padre al proprietario preoccupato ricordava del detto delle sette vite del gatto, annunciando di avere pazienza, perché si sarebbe ripreso. E il paziente piano piano si riprendeva fra lo stupore generale.
Papà spiegava che questa caratteristica del piccolo felino deriva dalla sua agilità straordinaria e dal cosiddetto “riflesso di raddrizzamento”, che permette ai mici di girarsi in aria e atterrare sulle zampe e questo in genere evita che si sfracellino.
Nel caso in esame, la gatta era comunque in pericolo di vita e le cronache raccontano che, dopo la visita da un veterinario, il medico ha deciso di portare la bestiola sul suo luogo di lavoro e, dopo una TAC, lo avrebbe operato per evitare il peggio. Saranno le autorità sanitarie e la magistratura a decidere se quanto è avvenuto sia stata una violazione delle regole o un reato.
Certo non stupisce che ci sia interesse per l’eccezionalità dell’evento in epoca di liste d’attesa per gli umani. Esistono poi evidenti distinzioni fra i luoghi della medicina umana e quella veterinaria per ragioni non solo sanitarie e di igiene, ma di elementare buonsenso.
Per evitare, ad esempio, che ogni pronto soccorso - ovunque stipato di gente per le note carenze nella Sanità - venga preso d’assalto dai proprietari di animali di diversa specie con il rischio di avere uno zoo nelle sale di aspetto.
Capisco l’amore per gli animali, anche se noto che sta venendo meno una certa ragionevolezza, di cui è testimonianza il crollo demografico a vantaggio di cani e gatti, che mi paiono un tantino diversi dai figli.
Papa Francesco ha più volte parlato del tema degli animali domestici e del loro ruolo nella società, specialmente in relazione alla natalità e alla famiglia. In particolare, ha espresso preoccupazione per la tendenza di alcune persone a sostituire i figli con animali domestici, come cani e gatti.
Non è questo il caso, ma vale comunque come testimonianza dell’esistenza di un limite logico da non superare anche di fronte al legittimo amore verso i propri animali domestici.
Ci sono esseri umani che vivono un’evidente contraddizione. Il problema nasce quando si sviluppa una sorta di “empatia selettiva”, che porta a preoccuparsi di più per gli animali che per le persone, specialmente se queste ultime appartengono a categorie vulnerabili, come i migranti o chiunque abbia bisogno di aiuto e soccorso.
È sempre bene rifletterci.