Per chi fa politica appuntarsi sul petto delle medaglie è sempre un rischio, specie quando si è ancora attivi e non ancora pronti per la memorialistica.
Eppure, quando sento parlare di donazione degli organi, conoscendo anche persone che aspettano di avere un organo per poter continuare a vivere, sento un sussulto di orgoglio. Prima alla Camera a Roma e poi al Parlamento a Bruxelles, un "lobbista buono" in favore della donazione degli organi e della pratica salvavita dei trapianti. Ho già scritto di aver provato poche volte la soddisfazione che ho avuto, quando vidi pubblicata la legge numero 91 del 1° aprile 1999, il cui titolo recita "Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti", perché avendola seguita sin dalla presentazione come primo firmatario e poi in ore e ore di discussioni (solo in parte presenti nei resoconti sommari e stenografici a Montecitorio) sino all'agognata approvazione.
Si trattava del coronamento di anni di lavoro parlamentare nato in seguito ad un rapporto fruttuoso - come dicevo - con la "Associazione italiana donatori di organi", ma anche con tanti medici che si occupavano con passione e dedizione al settore. Studiare l'evoluzione della storia delle donazioni in seguito ai progressi della scienza medica è un argomento appassionante, così come per anni mi ha fatto piacere trovare persone trapiantate - che sapevano del mio "ruolo motore" per una legge che semplifica la donazione - che mi ringraziavano. Ricordo anche, come uno degli elementi scatenanti per giungere ad una dichiarazione personale e spontanea di autorizzazione alla donazione, quando un amico di Verrès mi telefonò, dopo un drammatico incidente di un figlio, finito in rianimazione a Torino dove morì, per chiedermi cosa dovesse fare con i medici che sollecitavano l'atto di donazione del figlio (era sempre così per tutti prima di quella legge!). Alla fine rifiutò e per me fu una sconfitta, perché con comprensibile amore paterno mi diceva «lo vedo ancora respirare», anche se la morte cerebrale purtroppo c’era. Ricordo anche - a questo proposito - gli indottrinati avversari della legge: all'epoca ricevevo minacce postali dell’ala "Lega contro la predazione degli organi" mi auguravano simpaticamente di... «morire presto» (nel caso avrei donato gli organi).
Resta il rimpianto che, nonostante la firma del decreto ministeriale del 2019, il principio del silenzio-assenso (chi non dice né sì né no è come se avesse accettato la disponibilità alla donazione), non sia ancora stato attuato in pieno. Consideravo questa previsione una grande vittoria e ritengo grave che sulla questione si continui a traccheggiare.
La Fondazione Trapianti Onlus ha dato elementi assai utili: “Le donazioni di organi continuano a crescere: nel 2024 sono state 2.110 quelle effettivamente realizzate (+2,7% sul 2023), a partire da 3.192 segnalazioni di potenziali donatori arrivate dalle rianimazioni (+3,2%). Grazie a questi numeri è stato possibile realizzare ben 4.692 trapianti, 226 in più rispetto allo scorso anno (+5,1%). Il tasso nazionale di donazione è salito a 30,2 donatori per milione di persone (pmp): è la prima volta che in Italia si supera quota 30, un livello che colloca il nostro Paese ai primi posti europei per donazioni di organi. Utile spacchettare ulteriormente i dati: “Per quanto riguarda i trapianti, sono stati quelli di cuore (+13%) e di rene (+6,6%) a crescere di più. I trapianti di rene sono stati complessivamente 2.393 (149 in più rispetto allo scorso anno), quelli di cuore 418 (nel 2023 erano stati 370). In aumento anche i trapianti di fegato 1.732 (+1,8%), in lieve calo quelli di polmone (passati da 188 a 174), stabili quelli di pancreas (36). Complessivamente l’Italia è salita in un anno da 69,2 a 75,5 trapianti ogni milione di persone, il livello più elevato di sempre”.
Ma ecco gli aspetti negativi: “In un quadro complessivamente molto positivo, resiste il nodo rappresentato dai tassi di opposizione al prelievo degli organi. Nelle rianimazioni la percentuale di chi ha rifiutato la donazione nel 2024 è scesa a 29,3% (in lieve calo rispetto al 30,3% del 2023) ma è aumentato il numero di persone che all’atto del rilascio della carta d’identità elettronica ha scelto di registrare un “no” a un’eventuale donazione dopo la morte. Nel 2024 le dichiarazioni di volontà raccolte nelle anagrafi comunali sono state oltre 3,7 milioni: nel 36,3% dei casi i cittadini hanno optato per l’opposizione al prelievo degli organi, mentre nel restante 63,7% hanno dato il consenso (nel 2023 i “sì” erano stati invece il 68,5%). In questo momento nel Sistema informativo trapianti sono presenti 21,4 milioni di dichiarazioni di volontà: 15 milioni di consensi e 6,4 milioni di opposizioni”.
Resta il nodo, già evocato, del silenzio assenso: il ritardo di una reale attuazione è una violazione della legge del 1999. Così come stupisce che una parte di cittadini - purtroppo anche molti giovani - non capisca il valore della donazione.