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05 mar 2025

Il Bene, il Male e l’Apocalisse

di Luciano Caveri

Lungi da me fare il piagnone. Non fa parte del mio carattere e cerco sempre nelle cose il lato buono.

Diceva Charlie Chaplin: “Chi non ride mai non è una persona seria”.

Tuttavia, quest’anno non ce l’ho fatta a scrivere del Carnevale. Ci sono stato nel mio paese natale, Verrès, noto per il suo Carnevale storico, che conosco sin dall’infanzia; sono andato a Pont-Saint-Martin, altro Carnevale, per il rito del pasto con i fagioli grassi, vera leccornia.

Bello, come sempre, vedere l’aria meravigliata e festosa dei bambini, che sono e restano i migliori interpreti della festa. Eppure, in queste ore, non sono riuscito a togliere quella patina di preoccupazione che riveste tutto, come una polvere grigia.

Avete presente certe fotografie in bianco e nero che rappresentano con maggior crudezza certe situazioni drammatiche?

Allora vengono in mente certe maschere e la tristezza derivante dalla realtà che ci circonda e non è purtroppo uno scherzo carnevalesco.

Elias Canetti ha scritto: “Ci sono tanti che hanno sempre la stessa maschera, e quando gliela si vuole strappare ci si accorge che è il loro volto”.

Pensavo al momento che viviamo e questo necessita di una precisazione, prima di proseguire.

Alla Mezzanotte che portò al nuovo secolo e al nuovo Millennio eravamo credo tutti presi da una certa euforia e privi di qualunque pregiudizio verso le novità.

Ricordo che sorridevamo sul “Mille e non più mille”, un’espressione che si riferiva ad un’antica credenza millenaristica (in parte ridimensionata da certi storici) secondo la quale il mondo sarebbe dovuto finire nell’anno 1000. L’idea nasceva dall’interpretazione di alcuni passi biblici, in particolare dall’Apocalisse di Giovanni, che parlava di un regno di mille anni dopo il quale sarebbe arrivata la fine dei tempi e il Giudizio Universale. Molti, soprattutto nel Medioevo, temevano che allo scadere del primo millennio dopo Cristo sarebbe arrivata l’Apocalisse.

Pensavamo, invece, tutti che al passaggio al nuovo Millennio avremmo vissuto tempi migliori, dopo un Novecento inquietante. Il famoso “secolo breve”, come coniato dallo storico britannico Eric Hobsbawm nel suo libro Il secolo breve: 1914-1991.

Si chiama così perché, secondo Hobsbawm, il XX secolo non è durato dal 1901 al 2000, ma è stato “breve” in termini storici, iniziando realmente con la Prima guerra mondiale nel 1914 e terminando con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 e in mezzo c’è stata la Seconda Guerra mondiale.

Pensavamo a nuovi equilibri globali e a periodi migliori. Poi sono arrivate la pandemia e le guerre ed è tornato, come non mai, il rischio dell’incubo del periodo della Guerra fredda: l’Apocalisse, quella nucleare.

Fa paura vedere i visi, le maschere dei due eversori di questa nostra epoca, che inquieta per certe analogie con gli anni Venti del secolo scorso.

Putin e Trump, che fanno venire in mente, pur senza credere in chissà quale fondatezza scientifica, il termine lombrosiano, che evoca Cesare Lombroso, medico e criminologo italiano del XIX secolo, il cui inquietante scheletro figura all’ingresso del museo a lui dedicato a Torino. La parola si riferisce alle teorie di Lombroso sulla criminalità, in particolare alla sua idea che alcuni individui nascano criminali e che sia possibile riconoscerli attraverso caratteristiche fisiche specifiche, come la forma del cranio o del viso.

Ebbene, anche se appare antiscientifico, vedere certe facce, ascoltare le loro parole, scrutare i loro gesti, valutare il senso politico di una loro palese alleanza accende ben più un allarme, di cui non si può far finta di niente.

Che la Quaresima sia un periodo di riflessione anche su questo, soprattutto per capire - per chi mai avesse dei dubbi sullo scenario mondiale - dove stiano il Bene e il Male.