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07 mar 2025

Innovazione e digitale

di Luciano Caveri

Io ho due tratti distintivi nella mia vita politica. Da parlamentare - che fossi a Roma o a Bruxelles - il tema della legislazione e pure del sindacato ispettivo, cioè il controllo sulle attività governative, erano quelli principali.

L’attività governativa aggiunge alla politica come impegno fatto di idee e progetti una componente più amministrativa che ha degli aspetti fattuali che spesso sono complessi. In certi casi, anche per le esperienze acquisite, si diventa obtorto collo una specie di superdirigente con dei pro e dei contro in questo ruolo promiscuo.

Quando mi sono trovato ad occuparmi di ”innovazione” nel mio lavoro di assessore, sapevo bene che la dizione in sé era piuttosto imperfetta e sarebbe stato meglio ormai usare la parola ”digitale”.

Sul sito ”una parola al giorno” così si spiega: ”Un settore dell’innovazione si definisce digitale quando utilizza tecnologie informatiche e connesse per trasformare processi, prodotti e servizi. Il digitale non è solo uno strumento, ma un motore di cambiamento che abilita nuove soluzioni, aumenta l’efficienza e crea opportunità di crescita in quasi tutti gli ambiti”.

Vero, verissimo perché più si scava in queste tecnologie. che ha mutazioni continue e passi in avanti talvolta sconcertanti, e più ci si scontra con una rincorsache mette affanno. Ciò avviene in un settore nel quale gli addetti ai lavori usano linguaggi gergali, pieni di anglicismi, sigle e acronimi, cui ci si deve adeguare.

Di fronte a processi di automazione e all’uso plurimo dell’intelligenza artificiale ci si trova di fronte ad un mondo difficile da perimetrare.

Così come avviene, spostando la sempre di più le frontiere dell’interconnessione e della comunicazione globale con Internet, le Reti digitali, i Social media, le piattaforme di ogni genere.

Si devono capire le offerte delle aziende, la voracità dei big data che si impadroniscono dei dati altrui, l’incidenza degli algoritmi.

La società cambia con l’e-commerce, il marketing e pure l’intrattenimento si basa sull’analisi dei comportamenti digitali.

Siamo soggetti schedati e indagati e le barriere di protezione sono una necessità nel bilanciamento fra vantaggi e rischi. Giorni fa, grazie ai soliti hacker russi, anche la Valle d’Aosta ha dovuto approfondire ancora delle questioni cardine come la cybersicurezza e la protezione dei dati.

Ne abbiamo discusso anche a Bruxelles al Comitato delle Regioni, ad esempio con il racconti di attacchi impressionanti agli Ospedali con veri e propri ricatti dei ”pirati” del digitale.

Ma restano a pesare in positivo sulla bilancia evidenti vantaggi. Il digitale favorisce la riduzione degli sprechi (pensiamo allo smart working o ai documenti digitali che cominciano ad avere su App IO). Ci sono soluzioni importanti per problemi globali, come il cambiamento climatico o l’accesso all’istruzione.

Spiccano le cosiddette fabbriche intelligenti con la robotica, le possibilità date dai pagamenti digitali e le banche online, gli sviluppi della Sanità come la telemedicina e l’IA per le diagnosi.

È necessario, tuttavia, occuparsi del divario digitale che percorre la società e si combatte solo con la formazione, la conoscenza e il continuo aggiornamento. Il rischio è che fasce di popolazione vengano come travolte da novità che non capiscono e questo accentua diseguaglianze e crea sacche di persone per le quali si evidenziano marginalizzazioni e isolamento.

Esiste, insomma, anche una democrazia digitale.