Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
14 mar 2025

“Rubare” idee e pensieri

di Luciano Caveri

L’esperienza propria e degli altri non è un vuoto a perdere. Mi è capitato nella mia carriera politica di incontrare persone cui ho “rubato” idee e pensieri. Ogni volta ne sono uscito arricchito. Non bisogna mai pensare di essere “compiuti” e chi pensa di aver raggiunto la pienezza delle conoscenze, in realtà è destinato ad inaridirsi.

Ci pensavo in queste ore, incontrando Massimo Cacciari, filosofo di fama e commentatore imbattibile della realtà che ci circonda. Ci eravamo conosciuti in occasione delle Europee del 1999, candidati nella medesima lista. Io arrivai terzo nella Circoscrizione Nord-Ovest, primo dei non eletti e fu lui un anno dopo l’inizio della Legislatura a cedermi il seggio, consentendomi la straordinaria esperienza di parlamentare europeo.

Per anni restammo in contatto e ricordo che facemmo assieme un giro delle vette valdostane in elicottero, che ancora oggi considera - me lo ha detto - memorabile e una delle più belle esperienze della sua vita. Ho letto i suoi libri, alcuni spediti in omaggio, e devo dire che sono sempre libri impegnativi e profondi, com’è lui d’altronde.

Dietro quell’aspetto burbero e arruffato, pronto a scattare se la polemica necessita e spesso in televisione avviene, c’è una persona ironica e aperta con chi gli garba. L’ho visto ancora l’altra sera con questo suo tratto disteso, mentre assaggiavamo dei buoni vini bianchi valdostani e si parlava del più e del meno, come avviene quando si ritrovano amici che da tempo non si vedono e ritrovano subito il filo del discorso.

Quando venne in Valle, lo portai in visita, fra gli altri posti, al castello di Issogne e lui – più della guida che ci accompagnava – spiegava a noi i contenuti di alcuni degli affreschi che adornano le stanze a dimostrazione di che cosa sia la cultura umanistica e la sua profondità.

Anni fa, pubblicai un post in cui citavo lui e un altro personaggio che ho solo conosciuto per pochi minuti in occasione di un Premio Saint-Vincent di giornalismo. Ecco il brano, che - pur datato di una decina di anni fa - mi sembra di grandissima attualità e nel solco del pensiero che ho sempre coltivato.

Scriveva Cacciari: “Comprenderanno le nostre nobili e antiche famiglie socialdemocratiche, popolari, gaulliste, che il vecchio Stato, col suo potere indivisibile e i suoi sacri confini, vive una crisi irreversibile da cui non si uscirà mai attraverso una sua riproduzione allargata su scala europea? L'unità politica europea diverrà un'idea spettrale, travolta da indipendentismi di ogni tipo, se finalmente non sapremo declinarla in chiave federalistica". Poi, in chiusura, ricorda la "questione settentrionale" e la necessità, "perché non crepi l'intero Paese", che ci sia il federalismo. Applaudo convintamente e fischio tutti gli spergiuri che, al primo stormir di fronde, sono passati dal federalismo presunto al centralismo rampante.

E'singolare che nello stesso numero del settimanale sia il vecchio direttore Eugenio Scalfari, nel suo "Il vetro soffiato", che pone lo stesso problema da un'altra visuale. Così dice, in un articolo ricco di suggestioni: "Questo delle piccole patrie è un sentimento che si va diffondendo in Europa sia con motivazioni di sinistra che di destra". E aggiunge più avanti: "Il localismo non rinnega la società globale ma ne delinea in diversi spicchi. La globalità è la scorza dell'arancia, la localizzazione si identifica con gli spicchi che compongono, uniti insieme, la polpa del frutto" “.

Questo è il lato bello dell’esperienza. Nel mio minuscolo mi sforzo, quando ne ho occasione, per dire e raccontare il mio percorso non solo per quel pizzico di vanagloria che ha chiunque finisce per fare politica, ma nella speranza di lasciare qualcosa, di trasferire quanto ho per mia fortuna imparato.

Ancora di recente ho incontrato i giovani della Jeunesse Valdôtaine, a giorni sarò un relatore ad un approfondimento su politica e anministrazione voluto dalle Femmes Valdôtaines.

Sono piccoli tasselli che dimostrano come, nel vuoto di interesse per la Politica, bisogna sforzarsi di trovare gli stimoli necessari, perché la democrazia resta fondata sulla partecipazione.