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31 mar 2025

L’effetto Dunning-Kruger

di Luciano Caveri

Ogni tanto mi balocco con l’idea, dopo tanti anni prima di giornalismo e poi di politica, incontrando un sacco di persone molto diverse fra loro, di aver acquisito una certa conoscenza del genere umano.

In realtà talvolta ci piglio e altre volte, come capita a tutti, raccolgo qualche delusione.

L’altro giorno, in un casuale peregrinare sui profili LinkedIn, trovo dei riferimenti ad uno strano effetto scoperto da due studiosi, che mi pare utile conoscere.

Il punto di partenza dell’effetto Dunning-Kruger è nato quasi per caso e con evidenti aspetti comici. Nel 1995 a Pittsburgh, un uomo di 45 anni di nome McArthur Wheeler decise di rapinare due banche nello stesso giorno, senza maschere o travestimenti, nonostante sapesse che le telecamere lo avrebbero ripreso. Dopo poche ore, la polizia lo arrestò per la facilità nell’ averlo riconosciuto.

Di fronte ai poliziotti raccontò una storia quasi inverosimile. Un amico, in vista della rapina, gli aveva consigliato di cospargerai la faccia di succo di limone e questo accorgimento lo avrebbe reso invisibile e dunque non riconoscibile.

A conferma, prima di andare in banca, si era scattato una polaroid, ma per sbaglio aveva fotografato il soffitto, convincendosi dall’immagine di essere davvero invisibile agli altri.

Da qui la sorpresa di essere stato scoperto! Mentre chiunque di noi si sarebbe limitato a considerare il rapinatore un cretino patentato, il professor David Dunning e il suo allievo Justin Kruger, entrambi della Cornell University, colpiti da quanto successo, studiarono quindi l’accaduto e usato dei test con gli studenti.

I risultati rivelarono che i partecipanti meno competenti si autovalutavano molto al di sopra delle proprie capacità, mentre i partecipanti più competenti si valutavano leggermente al di sotto. Giunsero così alla conclusione che coloro che hanno meno conoscenza in un campo sono spesso quelli che sopravvalutano le proprie competenze, mentre quelli più esperti sono quelli che sottostimano le proprie abilità.

Il fenomeno, come anticipato, è stato chiamato effetto Dunning-Kruger, consistente nell’incapacità di riconoscere la propria incompetenza. Inoltre, i risultati dello studio dimostrarono che le autovalutazioni non veritiere degli incompetenti sono molto difficili da correggere.

L’opposto: la sindrome dell’impostore, un fenomeno psicologico in cui una persona, nonostante i suoi successi e le sue competenze, non riesce a sentirsi adeguata e continua a dubitare delle proprie capacità. Le persone che soffrono di questa sindrome attribuiscono i loro successi alla fortuna o a fattori esterni, piuttosto che al loro talento e impegno personale.

Con l’effetto si determina quindi il paradosso per cui  chi possiede maggiori competenze sembra essere più insicuro di chi non le possiede.

Riassumendo: avviene che chi sa poco pensa di sapere molto, perché non ha la conoscenza per rendersi conto della propria ignoranza.

Viceversa chi sa molto tende a sottovalutarsi. Io nel giornalismo, in politica e nella vita quotidiana posso testimoniare l’esistenza di questo fenomeno.

Per altro straordinario campionario di questi esempi deriva dal vero e proprio bestiario che è rappresentato dai Social, ormai straordinario terreno di studio non solo per gli psicologi, ma anche per altre discipline.

Penso agli antropologi che i concentravano soprattutto su società lontane, spesso considerate “esotiche” dal punto di vista occidentale. Oggi, invece, l’antropologia si applica sempre più e con successo anche alle società contemporanee, comprese quelle occidentali.