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18 mag 2025

La vita vera

di Luciano Caveri

Ogni tanto mi chiedo che cosa ho imparato dalla vita.

Tema complicato e dunque, come tale, difficile da sintetizzare in poche parole, magari semplici perché non ne posso più di chi usa paroloni e discorsoni.

C’è una frase di Charles Bukowski che dice: “Che fine ha fatto la semplicità? Sembriamo tutti messi su un palcoscenico, e ci sentiamo tutti in dovere di dare spettacolo”.

Essendo lo scrittore statunitense morto trent’anni fa, vien da dire che la frase è stata profetica, che ci riporta alla purezza della semplicità,

Infatti, l’adozione di massa di Internet agisce in profondità da quando il fenomeno - che diventa l’evocato palcoscenico - si consolida tra anni 2000 e 2010.

Così la grande mistificazione di massa si diffonde in quegli anni e la semplicità declina a favore di vere e proprie rappresentazioni che molti scelgono come personaggi che recitano.

Gettate uno sguardo critico sui Social e vedrete come in tanti scelgono, nel descriversi un’affettata artificiosità, in contrasto con la semplicità, declinabile con sinonimi come sobrietà e essenzialità.

Ci si descrive, ci si dipinge, ci si afferma stravolgendo la realtà, trasformandola - come si dice oggi - in una sua rappresentazione virtuale.

Questo avviene nel cosiddetto "mondo virtuale”, dove ci si può rappresentare con un avatar.

Questa parola viene da “avatāra” (अवतार), che significa “discesa” o “manifestazione divina”. In ambito religioso (induismo), un avatāra è l’incarnazione di una divinità sulla Terra, come Krishna o Rama, considerati avatar del dio Vishnu.

Il termine è stato adottato nella cultura tecnologica negli anni ’80-’90, inizialmente nel contesto dei videogiochi e della fantascienza.

Oggi in troppi sui Social trasfigurano talmente la propria immagine pubblica, rappresentandosi in modo del tutto distante dalla realtà.

Una versione contemporanea delle famose maschere di Pirandello.

Il celebre drammaturgo è scrittore siciliano non si riferiva a maschere fisiche, come quelle indossate a Carnevale, ma ai ruoli sociali, apparenze e convenzioni che ogni individuo è costretto o sceglie di indossare nella vita di tutti i giorni.

Ecco alcuni aspetti fondamentali come uno strumento necessario per la convivenza sociale. Per poter interagire con gli altri, l'individuo deve assumere un ruolo, conformarsi a determinate aspettative e presentare un'immagine di sé che sia accettabile nel contesto sociale in cui si trova (famiglia, lavoro, società in generale).

Ma la maschera è necessaria, dall'altro diventa una prigione che soffoca la vera identità dell'individuo e - aggiungerei - finisce per stravolgere la vera personalità di chi scelga di interpretare un personaggio diverso da sé.

Altro che semplicità! Siamo alla distorsione, al travisamento, alla falsificazione.

Ecco perché trovo che si debba valorizzare l’autenticità.

Tutto quel che ho imparato l’ho fatto da persone in carne ed ossa e in particolare da chi ne sapeva più di me. Oggi è pieno sul Web di guru e imbonitori, di sedicenti esperti e resto allucinato che abbiano adepti e fedeli.

La vita vissuta è e resta quella vis à vis, fatta di conoscenze reali e di contatti veri, che restano indispensabili e arricchenti. Il resto è un’aggiunta.Verrebbe da dire che tutti gli strumenti tecnologici e quanto rappresentano dovrebbe migliorare la nostra vita, non diventare la nostra vita, che è quella in carne ed ossa e non quella della perpetua connessione.